25 Giu Vivere nel Futuro Istantaneo
Di Franco Bolelli
Il disinteresse e l’approssimazione con cui sono stati trattati nei mesi del virus (e anche dopo) la scuola, l’università e in generale bambine e bambini, ragazze e ragazzi, ha suscitato la giustissima riprovazione di tanti. Ecco, temo che le cose stiano anche peggio di così. Temo che la nostra società sia affetta da una più generale e ancora più preoccupante sottovalutazione dell’idea stessa di futuro. Politica e istituzioni sembrano non da oggi dedite al consenso e alla rendita di potere, e tante aziende non hanno occhi che per il profitto immediato. Errori, madornali errori. Perchè sembrano non comprendere qualcosa di estremamente semplice ed essenziale, cioè che muovere energie e visioni per il futuro porta a un enorme vantaggio competitivo. No, non domani o dopo: già ora, perché in questi anni è profondamente mutata la nostra idea di futuro. Il futuro non è ormai più lontano, non è utopia, non è futurologia. Ormai il futuro si fa quasi più in fretta a compierlo che a immaginarlo. In un progetto che abbiamo fatto insieme qualche anno fa, Stefano Boeri e io abbiamo azzardato l’idea di “futuro istantaneo”, ovvero quel futuro che nasce già adesso, in quei progetti che lo costruiscono fin d’ora e che nella propria ricerca prevedono già le condizioni per realizzarlo. Tutte le invenzioni e le scoperte contemporanee sono avvenute così. Ecco perché sperimentare è oggi ancora più necessario che in passato, ancora più urgente.
Prendiamo l’esempio di Elon Musk. E’ chiaro che il suo è un orizzonte one of his own, unico e irripetibile. Nessuno di noi -o qualcuno qui c’è?- si dedica all’esplorazione dello spazio e a tutto ciò che essa comporta e che richiede una ricerca di un livello che neanche riesco a immaginare. Però l’attitudine che lui esprime, quella sì, quella credo che potremmo e dovremmo farla nostra qualunque sia il territorio in cui ci muoviamo. In fondo costruire nuovi modelli di crescita, nuove forme di pensiero, non è poi così diverso da andare nello spazio: si deve esplorare, ricercare, mettere in campo assoluta dedizione. E si deve innanzitutto avere una visione forte. Si deve, qualunque sia la nostra impresa, darci un orizzonte più ampio di quello che avevamo prima: non sogni, non utopie, niente di tutto questo, ma scenari dove la spinta a crescere è tanto avventurosa quanto pragmatica. Qualunque esso sia, in qualunque situazione, abbiamo uno spazio da esplorare. È in questo senso che ricerca, scuola, università, crescita di giovani ragazze e ragazzi, sono la sola strategia vincente.
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